Discorso – Firenze, 30 ottobre 2025
Cari compagni, care compagne,
È per me un onore parlare qui, a Firenze — culla di tante rinascite: artistiche, intellettuali, e oggi popolari.
Parlo come deputato della Repubblica francese
e a nome del mio movimento, La France insoumise,
composto da donne e uomini che vogliono rompere con l’ordine neoliberale
e restituire al popolo il controllo del proprio destino.
Voglio anzitutto ringraziare Potere al Popolo, l’USB e Toscana Rossa
che, con coraggio e tenacia, tengono viva la fiamma della lotta in Italia.
Il vostro appello alla convergenza delle lotte,
in particolare in solidarietà con il popolo palestinese,
Trova in noi un'eco profonda perché è anche la nostra battaglia.
1. La France insoumise: un’idea diventata forza popolare
La France insoumise non è nata da un apparato politico,
ma dà un sussulto collettivo : chi vuole rompere contro l’ordine stabilito è il benvenuto, la benvenuta, per unire il popolo in generale.
Nel 2016, quando tutto sembrava chiuso
tra una destra neoliberale e una sinistra convertita al mercato,
abbiamo voluto riaprire il cammino del popolo.
Abbiamo costruito un programma, L’Avenir en commun, a partire dai bisogni espressi nei quartieri popolari, nelle associazioni nazionali e locali, e nei sindacati.
Un programma che unisce ecologia, giustizia sociale e Repubblica.
Abbiamo detto: « Il popolo non è un problema, è la soluzione. »
Abbiamo fatto una scelta : parlare direttamente al paese, non alla sinistra. Perché l’ora non è quella delle lite interne né dei dibattiti infiniti sulle sfumature : la confusione porta sempre alla sconfitta.
La pensiamo così perché esiste un popolo, un popolo nuovo, che non è più il popolo di o della sinistra. Il popolo esiste, non è diventato di destra, da noi ha soltanto cambiato, si è trasformato, si è diversificato. E sta a noi capirlo per unirlo di nuovo. La Francia reale è fatta di lavoratori precari, delle infermiere, dei fattorini, delle donne sole, dei giovani sottopagati, delle campagne dimenticate e dei quartieri popolari.
E sopra di tutto, le classi popolari sono femminili, lavoratrice della cura, delle casse, delle pulizie, dell’assistenza domiciliare : tengono il paese ma le loro vite restano sotto pagate, invisibili, negate.
Spettava a questo popolo scegliere pian piano. Ed il popolo ha scelto la rottura con l’ordine stabilito della borghesia che protegge i multimiliardari e i suoi propri interessi.
In ogni elezione, dal 2017 al 2022,
Ci davano al 3%.
E ogni volta, abbiamo smentito i pronostici:
19%, poi 22%.
Superando il centro-sinistra, fermo all’1,75%, abbiamo dimostrato che una linea di rottura può federare largamente.
Il popolo lui stesso è stato l’arbitro. Ha scelto la rottura con l’ordine politico e più ancora con l’ordine stabilito per e dalla borghesia.
E solo perché c’era questa scelta popolare chiara, è stato possibile e utile fare la NUPES e dopo il Nuovo Fronte Popolare con altri, per abolire le politiche che fanno soffrire il popolo.
Se il programma l’Avenir en commun non avesse avuto la preferenza del popolo non ci sarebbe mai stata un'alleanza con uno slogan : « Mélenchon 1er ministre ». Con un contenuto radicale che risponde concretamente ai bisogni dei giovani, operai, impiegati, artigiani, commercianti, agricoltori, pensionati.
Come?
Parlando al popolo, non all’élite politica.
Parlando della vita reale, non delle etichette. Siamo una sinistra radicale negli atti, ma non siamo la sinistra rossa, siamo prima di tutto uno strumento a disposizione del popolo per « fédérer le peuple », « unire il popolo », non per riunire la sinistra.
Portando un programma che risolve i problemi,
che risponde ai bisogni, e che offre un’alternativa al mondo di infelicità capitalista incarnato da Macron e da Le Pen — due facce della stessa medaglia: il sistema e la sua assicurazione sulla vita.
Ecco come La France insoumise - compagni, il vocabolario conta - è così cresciuta fuori dagli apparati,
con gruppi d’azione in ogni quartiere, ogni villaggio, ogni luogo di lavoro.
Abbiamo puntato sulla formazione popolare, sull’uso autonomo delle reti sociali e sulla fraternità concreta.
Dai gilet gialli alle mobilitazioni sindacali, mostrano una stessa volontà popolare di bloccare tutto quando la vita diventa insopportabile. La France insoumise ha sempre accompagnato queste lotte, non dall’alto, ma dentro il movimento, al fianco dei lavoratori e delle assemblee popolari.
Così siamo diventati la prima forza d’opposizione in Francia.
2. Di fronte al capitalismo autoritario: l’unità del popolo
In tutta Europa si disegna la stessa scelta.
O il fascismo,
che divide per dominare, colpendo migranti, musulmani, sindacalisti, donne e poveri,
O l’insoumission, cioè la dignità ritrovata del popolo.
Il razzismo e la xenofobia non sono incidenti del capitalismo:
sono il suo motore nascosto.
Dividere il popolo significa impedirgli di liberarsi. Penserò come Marx.
E per questo, dobbiamo dire chiaramente le cose:
il problema non è lo straniero !
Il problema è la busta paga, è il livello dello stipendio, è l’importo della pensione !
È lì che si misura la giustizia o l’ingiustizia sociale.
È lì che si decide se un popolo resta in ginocchio o si rialza.
I potenti vogliono che il popolo si guardi in cagnesco,
non che guardi in alto.
Ma noi, compagni, non accettiamo la guerra tra poveri.
Noi vogliamo la guerra contro la povertà.
Compagni,
Dalle lotte concrete nasce la nostra visione generale.
In Francia, il ciclo di mobilitazioni contro la riforma delle pensioni e il carovita ha mostrato la forza del popolo autorganizzato.
Quando ha gridato “Blocchiamo tutto!”, abbiamo risposto presente: nelle piazze, nei picchetti, all’Assemblea nazionale.
Non abbiamo cercato di sostituirci al movimento, ma di amplificarlo politicamente, portando la sua voce all’Assemblea nazionale e difendendo il diritto di sciopero.
Queste esperienze ci insegnano che la trasformazione non parte dai palazzi, ma dalle lotte.
E che ogni vittoria, anche piccola, è un passo verso la rottura con il capitalismo e verso una società fondata sulla dignità, l’uguaglianza e la pace, l’armonia tra umani, donne e uomini, tra animali umani, animali non umani e la natura.
4. La nazione: una parola d’unità, non di esclusione
So che, per molti a sinistra, la parola nazione può disturbare.
Ma tutto dipende dalla definizione.
I nazionalisti l’hanno sporcata,
noi la restituiamo al popolo.
La nazione è il popolo sovrano che riconosce uguali diritti a tutti.
È la Repubblica del 1793 che affermava:
« Il popolo francese è l’amico e l’alleato naturale dei popoli liberi. »
La nostra patria è dunque quella della solidarietà internazionale.
Ogni popolo deve prima fare i conti con la propria borghesia, dicevano Marx ed Engels.
Solo allora le nazioni libere possono tendersi la mano,
non per opporsi, ma per costruire insieme l’internazionale dei popoli sovrani
5. Firenze, erede degli umanisti e degli insorti
Parlare qui, a Firenze, significa parlare nella città di Savonarola e Machiavelli, di Dante e degli operai dell’Arno.
In una città dove le parole libertà e fraternità
hanno un profumo antico e un’attualità bruciante.
Impressionante per noi vedere il vostro alto livello di sciopero in solidarietà con la Palestina.
Come voi, sappiamo che le idee possono essere più forti degli imperi,
se portate da donne e uomini determinati.
Come voi, vogliamo rompere con la rassegnazione.
Come voi, crediamo che la fraternità non sia un sogno, ma un dovere.
Questi movimenti larghi, profondi che ci aiutano ad alzare il livello di comprensione del popolo a fare cultura comune, saranno utili per la prossima tappa, ne sono sicuro.
Compagni,
Viviamo un momento di svolta storica.
I nostri avversari sono potenti, ma il loro mondo si sta sgretolando.
La nostra forza è la certezza che la storia appartiene sempre
a chi si alza per la giustizia.
Vi dico allora, con tutto il cuore:
Viva Potere al Popolo, viva l’unità dei lavoratori, viva la solidarietà internazionale e viva la Palestina libera!
E poiché siamo a Firenze,
voglio concludere con le parole di Antonio Gramsci, riprese da Romain Rolland :
« ci vuole l’alleanza del pessimismo dell'intelligenza, e dell’ottimismo della volontà»
« Il faut allier le pessimisme de l’intelligence à l’optimisme de la volonté.»
È questa volontà, compagni, che ci unisce oggi:
la volontà di non cedere mai, di non rinunciare mai, di non tacere mai.
